Il microclima consiste nel clima che caratterizza un ambiente chiuso o semichiuso qualsiasi, destinato ad ambiente di lavoro o permanenza abituale (ambiente indoor);

  • Abitazioni
  • Strutture comunitarie (ospedali, scuole, alberghi, case di cura, caserme, carceri ecc.)
  • Uffici pubblici e privati
  • Locali con destinazione ricreativa e/o sociale (ristoranti, bar, negozi, cinema, teatri, palestre ecc.)
  • Mezzi di trasporto (aerei, navi, treni, autobus ecc.)

In questi ambienti, le condizioni del microclima sono definite da un complesso di parametri ambientali che condizionano lo scambio termico tra l’essere umano e l’ambiente, concorrendo al conseguimento del cosiddetto benessere termico di un individuo:

  • temperatura (climatizzazione)
  • umidità relativa
  • ventilazione (velocità dell’aria e ricambi)
  • calore radiante

E’ fondamentale inoltre considerare parametri legati all’aspetto personale e dunque:

  • resistenza termica del vestiario
  • attività lavorativa svolta (lavoro sedentario, lavoro in movimento, lavoro pesante)

 

Definizione conseguente dalle Linee Guida per la tutela e promozione della salute negli ambienti indoor, è pertanto:

“complesso dei parametri ambientali che condizionano lo scambio termico soggetto-ambiente”

 

Una condizione di microclima non opportuno può generare situazioni di discomfort e stress termico:

  • eccessivamente caldo – colpi di calore, perdita di lucidità e problematiche di tipo cardiocircolatorio
  •  troppo freddo – raffreddori, malattie respiratorie e dolori articolari

 

Il benessere termico o benessere termo-igrometrico (o anche comfort termico) è quella sensazione di piena soddisfazione nei confronti dell’ambiente provata dalla maggioranza degli individui presenti all’interno del medesimo luogo di lavoro.

Non a caso si cita la parola maggioranza poichè il grado di soddisfazione non è quasi mai condiviso dalla totalità dei presenti, proprio a causa della natura personale del parametro di soddisfazione stesso.

La valutazione del rischio microclima avviene mediante la misurazione dei parametri già citati, a cui segue l’elaborazione di indici di comfort mediante cui è possibile esprimere, dal punto di vista numerico,  le condizioni microclimatiche di un ambiente.

In funzione della natura dell’ambiente di lavoro si può dividere i luoghi di lavoro in 3 categorie:

  • ambiente moderato (metodi PMV e PPD)
  • ambiente severo caldo (metodo WBGT)
  • ambiente severo freddo (metodo IREQ)

 

Gli indici validati a livello internazionale per valutare il comfort di un ambiente moderato, anche detti indici di Fanger, sono:

  •  PMV (voto medio previsto): un indice medio di valutazione dello stato di benessere di un gruppo di persone, secondo una scala di sensazione termica che va da -3 (molto freddo) a +3 (molto caldo), dove lo zero rappresenta lo stato di benessere termico
  • PPD (percentuale prevista di insoddisfatti):  percentuale di individui insoddisfatti dal punto di vista termico. Viene calcolato a partire dal valore di PMV

In base agli studi condotti dal Professor Fanger, anche in condizioni considerate perfette, ovvero con un PMV=zero, c’è sempre una percentuale del 5% di insoddisfatti. Dunque, un ambiente indoor confinato può essere considerato piacevole ed accettabili con valori di PMV più o meno dello 0,5 e di PPD minore del 10%.

Per gli ambienti severi caldi e freddi si utilizzano rispettivamente l’indice WBGT  (Wet Bulb Globe Temperature, ovvero temperatura del globo a bulbo umido) e l’indice IREQ (Insulation REQuired, ossia isolamento richiesto).